La galleria Francesca Minini a Milano inaugura "Et les yeux pour me dire", personale di Armin Boehm, dal 3 aprile all'11 maggio 2024.
Si tratta della prima personale in Italia del pittore tedesco.
In mostra nove tele di grande formato a tracciare i confini dell'universo poetico dell'artista, un percorso in una realtà notturna e misteriosa di cui il paesaggio è assoluto protagonista. Vedute a volo di uccello sulla città, spazi illuminati da luci artificiali o dal chiarore delle stelle, luoghi magici e allo stesso tempo sinistri sono i soggetti di queste opere.
Il visitatore osserva panorami dal cromatismo seducente in cui fin dall'inizio si percepisce come una nota inquietante, una sorta di sottile tensione che ricorre in tutti i lavori.
Si tratta di ambienti apparentemente anonimi che in realtà l'artista ha selezionato con cura. Boehm decide infatti di rappresentare luoghi fortemente connotati, teatri di vicende di cronaca, località in qualche modo emblematiche.
Untitled (Genua Riot), Untitled (Qandahar) o Untiled (Zhwar Kili Base), sono alcune delle opere esposte, a testimoniare come il reale, la cronaca, sia il punto di partenza dell'artista; dagli spazi delle rivolte di piazza durante il G8 a Genova ai campi di addestramento dei terroristi, dai laboratori nucleari alla serie delle carceri, si tratta di luoghi che non riusciamo ad identificare precisamente, ma che popolano l'immaginario contemporaneo.
Un'atmosfera sospesa pervade la pittura di Boehm, un clima misterioso, magico, in bilico tra ricordo e finzione scenica ottenuta con meticolose sovrapposizioni di colore. Il prezioso uso della luce accentua ulteriormente il carattere enigmatico delle opere trasfigurando il dato reale in qualcosa tra il sogno e la memoria.
Armin Boehm dipinge storie, il paesaggio è lo spunto per una narrazione evocativa che procede per suggestioni. Un racconto che non diventa mai esplicito ma resta suggerimento, sussurro.... leggi il resto dell'articolo»
L'opera di Boehm si colloca nel solco modernista della critica scettica verso l'utopia positivistica e tecnologica. Tra i motivi centrali di questo modernismo dai toni cupi spicca quello del corpo dilaniato, spezzato o distorto, il "body in pieces" in cui la storica dell'arte Linda Nochlin ha ravvisato la metafora principale dell'epoca moderna. Si tratta di un modernismo che scansa la via maestra dell'astrazione e che, lungi dal reprimere l'aspetto letterario, narrativo, lo esibisce invece in modo deliberato. Una modernità "altra" è anche quella delle comunità gay e lesbiche, a cui Armin Boehm rende omaggio con la sua "Queer Orgy". Tra i volti dei festanti si riconoscono quelli di Leigh Bowery, Freddie Mercury, Klaus Nomi, Robert Mapplethorp e Patti Smith, mentre il DJ alla consolle è Michel Foucault. Ma dietro l'euforia sfrenata del festino incombono malattia e morte. Molti dei personaggi raffigurati sono morti di AIDS negli anni Ottanta e Novanta.
Nonostate rappresenti in varie opere persone e situazioni note, Boehm non può essere definito un artista politico in senso stretto, nonostante sia ricorrente la messa in scena di situazioni ambigue, i cui attori alludono in maniera velata a politici del nostro tempo. Come ad esempio nel dipinto The Open Eyes of the Death, che ci accoglie sulla grande vetrata all'ingresso, in cui la figura di Donald Trump si staglia su tutti gli altri personaggi dell'affollata scena. Ambientata in una situazione di relax e tempo libero, sullo sfondo della città di Los Angeles con le sue colline, la sua vegetazione esotica e i suoi locali, la narrazione cela inquietanti possibili risvolti suggeriti da alcuni elementi come il ragazzo fasciato di dinamite, la donna sdraiata che mette volgarmente in mostra le sue nudità, e i molti volti sdoppiati dei personaggi. Ricorrente in molte opere di Boehm è la figura del Giano Bifronte, simbolo del lato oscuro che spesso ignoriamo dietro la sfavillante facciata. Il dipinto, risalendo a mesi prima dell'elezione di Trump a presidente, sembra oggi una tragica premonizione dell'artista.
I riferimenti più espliciti alla nostra contemporaneità, non scalfiscono il potere dei personaggi di apparire sempre eterni nella loro alienazione e indeterminatezza. Composizioni oniriche e surreali, prodotto di visioni e paure non solo collettive, ma anche personali, popolano le tele di Boehm. Così molte delle scene raffigurate, affollate da soggetti ritratti in una forte continuità con il contesto alle loro spalle, sono spesso il frutto della rielaborazione di suoi sogni.
Mostra: Armin Boehm. Et les yeux pour me dire
Francesca Minini
Apertura: 04/04/2024
Conclusione: 11/05/2024
Organizzazione: Francesca Minini
Indirizzo: via Massimiano 25 - 20134 Milano
Inaugurazione: 3 aprile 18.00-21.00
Orario: martedì-sabato 11.00-19.00
Per info: +39 0226924671 | info@francescaminini.it
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