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Giovanni Termini. Come la metti sta

  • Quando:   13/04/2024 - 30/06/2024
Giovanni Termini. Come la metti sta

Nell'ambito di Pesaro "Capitale italiana della Cultura 2024" e del progetto di dossier "50x50 Capitali al quadrato", il Comune di Cagli e Pesaro Musei presentano la mostra personale di Giovanni Termini, Come la metti sta, a cura di Marcello Smarrelli, direttore artistico di Pesaro Musei, in programma nei suggestivi spazi del cinquecentesco Palazzo Tiranni-Castracane, dal 13 aprile al 30 giugno 2024.

L'esposizione, organizzata con la collaborazione di Cariaggi, storica filatura di Cagli, presenta una selezione di opere scultoree di cui una inedita e site-specific che dà il titolo alla mostra. La scelta del percorso espositivo segue le coordinate che orientano il programma di Pesaro 2024, relative al rapporto tra arte, natura, tecnologia, elementi che rappresentano altrettanti cardini della ricerca dell'artista.

"I segni che il tempo ha impresso nelle splendide sale di Palazzo Tiranni-Castracane in disuso da anni - spiega Marcello Smarrelli - creano una profonda risonanza con il modus operandi di Giovanni Termini. Spesso gli intonaci consumati lasciano intravedere la stratificazione degli affreschi, le strutture dei muri e delle volte, rivelando gli artifici tecnici della costruzione, quasi che l'intero palazzo sottratto al flusso del tempo, in virtù di uno scarto concettuale, sia diventato un ready-made, assunto esso stesso dall'artista a opera d'arte autografa".

Nato ad Assoro (EN) nel 1972, ma pesarese d'adozione, Giovanni Termini si colloca in una traiettoria della scultura contemporanea italiana che parte da Lucio Fontana fino all'esperienza dell'Arte Povera. Le sue creazioni sono permeate da un vitalismo materico fondato sul reimpiego e la rielaborazione di oggetti prelevati dalla realtà, configurandosi come "manufatti" che rivendicano esplicitamente una tecnologia di esecuzione. Un processo che si apre al dettato dei materiali, delineando una narrazione intorno all'uomo e alla sua natura. Fermamente situato in uno spazio e proiettato in una dimensione temporale, l'artista in un'intervista dichiara: "Penso che la creatività si nutra proprio dei conflitti che cerca, inutilmente, di sedare. Non vedo altri stimoli alla ricerca".

Il senso del fare che muove Termini si esplicita nella serie delle opere esposte, che si misurano con il tema del lavoro a partire proprio dall'installazione site-specific Come la metti sta (2024), realizzata con materiali provenienti dall'azienda Cariaggi, in stretto dialogo con l'architettura della sala che la ospita caratterizzata da una decorazione blu ottenuta con l'utilizzo del guado, fino ad arrivare a Dialogo costruttivo (2017), opera dedicata al grande maestro Eliseo Mattiacci, originario di Cagli.... leggi il resto dell'articolo»

L'universo produttivo che esplora è spesso legato all'atto del costruire e allo spazio del cantiere, qui ricorrente attraverso il travestimento poetico di strumenti tecnici, come il trabattello usato nell'opera Hully Gully (2022). Sempre al contesto del lavoro si può riportare Circoscritta (2016), opera concepita originariamente a commento della tradizione vivaistica della città di Pistoia, apertamente ispirata al Manifesto del terzo paesaggio del celebre giardiniere e paesaggista francese Gilles Clément, che introduce il tema del rapporto con la natura. Quest'ultima è intesa sempre in relazione all'uomo, parte del suo stesso essere, ma in un equilibrio precario che sembra governare tale rapporto. Una precarietà che ricorre come principio fondante della sua grammatica scultorea, spesso attraverso l'inserimento di elementi "incongrui", come in Tappeto in-solido (2021) o ne L'equilibrio dell'incongruo (2018), che sorprendono l'ordinaria percezione dello spettatore.

Intorno alla materia si gioca di fatto una partita decisiva nel lavoro dello scultore, che fa spesso ricorso a oggetti ordinari sottoposti a processi di manipolazione tecnologica come la galvanizzazione, impiegata ad esempio in Cordone (2021) e ne La specularità delle divergenze (2022).

Questo trattamento, solitamente applicato alle superfici metalliche per incrementare la resistenza alla corrosione, rappresenta per l'artista un tentativo di rispondere alla vitalità dei materiali, di arrestarne l'inevitabile decadimento fissandone l'aspetto. Si tratta, tuttavia, di un tentativo destinato alla sconfitta, in quanto l'alterazione chimico-fisica prosegue comunque sotto il rivestimento metallico, consegnando l'opera al paradosso dell'ambiguità.

Un interesse plastico è evidenziato da Termini anche nel ricorso ad altri media, come la fotografia. Nel dittico La misura di una distanza (2022-23), parte della superficie dell'opera è rimossa svelando il supporto metallico, conferendo visibilità e, conseguentemente, rilievo al supporto dell'immagine.

In occasione della mostra Giovanni Termini, Come la metti sta sarà pubblicato un catalogo a cura di Simone Ciglia, edito da Arti Grafiche della Torre.

Note biografiche

Giovanni Termini è nato ad Assoro (En) nel 1972; vive e lavora a Pesaro.
Ha esposto in Italia e all'estero. Tra le mostre personali: Consuete attenzioni, Galleria Vannucci, Pistoia; L'umanità degli oggetti. Jason Dodge, Giovanni Termini, Kappa Noun, San Lazzaro di Savena, Bologna; (Criteri generali per la) messa in sicurezza, Otto Gallery, Bologna; È vietato eseguire lavori prima di avere tolto la tensione, Galleria Vannucci, Pistoia; Visioni d'insieme, Mac Museo di Lissone; Grado di tensione, Galleria Francesco Pantaleone, Palermo; Innesti, Galleria Vannucci, Pistoia; Disarmata, Fondazione Pescheria, Pesaro; Zona franca, Galleria Pio Monti, Roma; Da quale pulpito, Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni, Pistoia.
Tra le collettive: Upcycle, Residenza dell'Ambasciata d'Italia, Berna, Svizzera; The new abnormal. Straperetana, Pereto (AQ); La forma della terra, Fondazione Menegaz, Castelbasso; Opera morta, Otto Gallery, Bologna; Arte e tecnologia, Museo di Lan Wan, Qingdao, Cina; DISIO. Nostalgia del futuro, Sala Tac, La Caja, Istituto Italiano di Cultura, Caracas, Venezuela; Rilevamenti #1, CAMUSAC, Cassino; Au Rendez-Vous des Amis, Palazzo Vitelli Fondazione Burri, Città di Castello; XV Quadriennale di Roma, Palazzo delle Esposizioni; I Premio Internazionale Giovani Scultori, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano.

Palazzo Tiranni Castracane è uno dei più importanti immobili gentilizi presenti a Cagli. La configurazione architettonica e parte dell'allestimento decorativo del palazzo sono da associare a Felice Tiranni, il quale, coadiuvato soprattutto da suo fratello Girolamo, patrocinò la fabbrica dell'edificio negli anni Cinquanta del Cinquecento.
Felice, nato nel 1508, era figlio del virtuoso Pietro Tiranni, conosciuto sia per essere stato tutore del duca di Urbino Francesco Maria I Della Rovere, nipote del grande Federico da Montefeltro, sia per aver commissionato al pittore Giovanni Santi, padre del divino Raffaello, i celebri affreschi ubicati nella chiesa cagliese di San Domenico.
Entrato a far parte della cerchia più stretta della corte ducale roveresca, nel 1532 Felice figura nello strategico ruolo di segretario di Francesco Maria I. Rimasto vedovo intorno al 1543, abbracciò poi lo stato ecclesiastico e, nel 1551, ottenne la nomina a vescovo di Urbino. La fama di Felice oltrepassò per altro i confini dell'ex Ducato di Urbino, fu infatti scelto da papa Paolo IV per assumere la funzione di castellano di Castel Sant'Angelo a Roma, mentre sotto il pontificato di Pio IV svolse il delicato incarico di maestro di casa del Palazzo Vaticano.
Deceduto Felice nel 1578, il palazzo passò al figlio Pietro, il quale, terminando i suoi giorni nel 1590, elesse la Santa Casa di Loreto come erede universale dei propri beni, prescrivendo all'Istituzione lauretana di mantenere l'immobile a servizio dei duchi di Urbino, che, in effetti, soggiornarono spesse volte nell'edificio, allo stesso modo di altri illustri personaggi.
Con la devoluzione dell'ex Ducato di Urbino nel 1631, tuttavia, venne meno l'obbligo nei confronti dei duchi di Urbino e, nel 1642, il palazzo fu messo in vendita, passando prima ai Felici, poi nel 1646 alla famiglia Castracane, classificata da una fonte locale "tra le più nobili stirpi che non solo Cagli, ma l'intera provincia possa vantare", da cui il titolo di Palazzo Tiranni Castracane.
Palazzo Tiranni Castracane, nel 1959, è stato infine venduto dai Castracane all'Ente Chiesa Cattedrale di Cagli, divenendo proprietà dell'Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero.

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Mostra: Giovanni Termini. Come la metti sta

Cagli, Palazzo Tiranni-Castracane

Apertura: 13/04/2024

Conclusione: 30/06/2024

Organizzazione: Comune di Cagli e Pesaro Musei

Curatore: Marcello Smarrelli

Indirizzo: via Purgotti 51 - 61043 Cagli (PU)


Inaugurazione: sabato 13 aprile 2024 h 18
Orari: sabato e domenica h 11 - 18 Ingresso libero



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