Arte contemporanea Video artMostre a Milano

Peter Campus. Myoptiks

  • Quando:   03/10/2023 - 27/01/2024
  • evento concluso
Peter Campus. Myoptiks
Peter Campus, Squassux Puddle

Carlocinque Gallery è lieta di presentare "Myoptiks" di Peter Campus, in mostra dal 3 ottobre al 27 gennaio 2024.

Nel corso degli ultimi due decenni, Peter Campus, pioniere della video arte americana, ha dedicato il suo lavoro a catturare la straordinaria bellezza naturale della costa meridionale di Long Island.
Tutte le opere presenti nella mostra "myoptics" sono state realizzate nei dintorni di Bellport, dove l'artista posizionando la sua fotocamera in luoghi attentamente selezionati lungo la costa, ha registrato centinaia di ore. Nelle sue opere video il tempo scorre, la luce si trasforma e l'aria si muove, catturando gradualmente i piccoli cambiamenti del paesaggio. Non c'è un momento di rivelazione improvvisa, piuttosto, piccoli cambiamenti nel tempo si accumulano, creando un'esperienza visiva unica.

In questa serie di opere, peter campus si ispira alla filosofia artistica del Dr. Ananda Coomaraswamy, un metafisico cingalese che è stato curatore dell'arte indiana al Boston Museum of Fine Arts dal 1917 al 1947, parafrasandone i concetti campus sottolinea che, mentre l'arte contemporanea spesso cattura un momento nel tempo, un'arte più meditativa cerca di rappresentare una condizione continua, avvicinandosi al "Tao" o alla fonte stessa delle cose.

L'arte di Peter Campus sfrutta abilmente la distanza tra la percezione umana, la registrazione della fotocamera e la visione dell'artista. Questo progetto dimostra la maestria di campus come artista video e la sua capacità di catturare la bellezza sottile e in continua evoluzione della natura attraverso una lente contemporanea e meditativa. Le opere di Campus invitano gli spettatori a riflettere sulla bellezza intrinseca della realtà e sulla sua connessione con l'essenza stessa delle cose.
La mostra Myoptics mette in evidenza la capacità di Peter Campus di sfidare la percezione e di farci riflettere sulla relazione tra ciò che vediamo, ciò che una fotocamera può catturare e ciò che un artista porta in primo piano.

Campus è presente nelle collezioni permanenti del Museum of Modern Art (NY), del Whitney Museum of American Art (NY), dell'Albright-Knox Art Gallery (NY), del Parrish Art Museum (NY), del Philadelphia Museum of Art (PA), del Centre Georges Pompidou (Parigi), dell'Hamburger Bahnhof - Museum für Gegenwart (Berlino), del Museo Nacional de Arte Reina Sofia (Madrid), del Walker Art Center (MN), del Weatherspoon Art Museum (NC) e della Tate Modern (Londra).
Il suo atelier ha sede a Long Island, NY, dove continua a esplorare nuovi orizzonti artistici, incantando il pubblico con la sua visione unica dell'arte contemporanea.... leggi il resto dell'articolo»

Peter Campus sulla sua arte
"La mia macchina fotografica e il suo campo visivo sono lo strumento del mio lavoro.
La porto con me in un luogo, che sia in armonia con le finalità della mia arte. Sono là alla ricerca di un'immagine che riverberi dentro e fuori. Cerco un pezzettino di paesaggio che possa trasmettere i miei pensieri e le mie più ampie aspirazioni racchiudendole in un piccolo istante. Cerco di produrre un lavoro che sia in equilibrio.
La fotocamera cattura un frammento del paesaggio, ma ha un campo visivo limitato. Le immagini implicano ciò che è al di fuori, ma devono esprimere ciò che è dentro i loro confini. La fotocamera è inserita nel campo visivo più ampio. È selettiva e semplificata. È limitata, e solo le mie intenzioni ne espandono la vista.
Ci sono arrivato in macchina, non ho camminato, non ci ho campeggiato ne passato la notte. Ci sono andato spesso, probabilmente per due decenni.
Sulla punta est di Long Island, dalla fine dei miei Trent'anni. Conosco la terra e la luce. Ho nuotato nell'oceano e nella baia. Ho camminato sulle dune e lungo la spiaggia. Ci ho visto un'eclissi solare. Cercare di capire l'infinito fa parte della mia vita.
L'esperienza della fotocamera è diversa dalla mia, rigida, rispetto al costante movimento dell'occhio. È passiva e registra semplicemente ciò che ha davanti, attraverso il suo obiettivo e sul suo chip CMOS. Ho impostato la velocità dell'otturatore a 1/120 per secondo. Se vedessi un uccello volare dolcemente nel cielo la mia macchina vedrebbe sobrie immagini statiche, trenta al secondo: l'uccello sobbalza da un fotogramma all'altro, congelato nel tempo per trenta volte al secondo.
La fotocamera è separata da me, diversa, uno strumento. Le sue immagini sono diverse dalla mia esperienza, si devono aggiungere ad essa, mostrando qualcosa che non avrei potuto vedere o conoscere altrimenti. Aumenta la mia sensibilità, espandendone i sensi e aggiungendo qualcosa che non avrei potuto conoscere in altro modo.
Dedico molto tempo a comporre l'immagine, proprio come ho fatto con fotocamere di grande formato. Rimango lì, perso in essa, guardandovi attraverso, muovendola in varie direzioni. Un paio d'ore dopo ho finito per la giornata, Torno a casa, inconsapevole di cosa ci sarà quando guarderò le immagini al computer.
Il mio primo decennio di produzione artistica è stato dedicato alla psiche. Ero interessato al sé, al "das ich", all'inconscio, all'ombra del sé, al "das es" e alla coscienza, alle leggi della società, alla pressione di controllare e conformarsi, al "das über ich".

Ho studiato psicologia a scuola, cognizione e evoluzione dei sensi. Ho portato questi interessi nel mio lavoro, pensandolo come illustrativo, esplorativo, un luogo per vedersi attraverso l'esperienza, piuttosto che attraverso la sicurezza dell'intelletto.
In seguito mi sono orientato verso il ritratto. La ricerca nel volto di pensieri e Identità. Era un lavoro interattivo, come qualsiasi opera d'arte, in cui la mente dello spettatore contribuiva al suo stesso significato, riempiendone i vuoti e creandone di fatto l'opera.
Ho esposto i miei ritratti alla New Art Society nella Kurfürstendamm di Berlino.
Sul Tagesspiegel hanno pubblicato una mia foto di fronte ai miei lavori, con un'espressione cupa come le mie opere. era ora di smettere con questa mia ossessione sulla mia psiche. Per cui ho iniziato a guardare l'esterno.
Sono andato tra le montagne, cercando nella natura di guarire le ferite della mia psiche. Ho viaggiato lungo la valle del fiume Delaware e poi nelle Highlands dell'Hudson. Stare in mezzo alla natura era straordinario, ho lasciato indietro la città e con essa il narcisismo. Lavoro su immagini di paesaggi da trent'anni ora. È un lavoro silenzioso, ma nel quale credo. Ci è permesso essere ossessionati da noi stessi quando si è giovani, sembra quasi scontato, Ma stanca. C'è il mondo là fuori, e se c'è un'infinità, è nei momenti tra nascita e morte. l'utilizzo che ne viene fatto, dipende da ognuno di noi.
Io lo trovo nei colori della baia di Bellport, nei cambiamenti di luce che avvengono in una manciata di minuti, nelle minute differenze che non riesco a percepire se non zittissi il chiacchiericcio costante nella mia mente per potermi perdere nella terra che mi circonda.
peter campus, Brookhaven, 2023".

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Mostra: Peter Campus. Myoptiks

Milano, Carlocinque Gallery

Apertura: 03/10/2023

Conclusione: 27/01/2024

Organizzazione: Carlocinque Gallery

Indirizzo: Via dell'Annunciata, 31 - 20121 Milano

Orari: martedì - venerdì 11:30 - 19:30 e su appuntamento

Per info: +39 02 91558394 | info@carlocinquegallery.com

Sito web per approfondire: https://carlocinquegallery.com/



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