La nostra esperienza quotidiana non appartiene più solamente al mondo naturale, come accadeva invece nei secoli passati. La società moderna si fonda soprattutto sulla trasmissione di energia e di informazioni, e si affida pesantemente alla tecnologia. Innumerevoli elettroni viaggiano in continuazione attraverso chilometri di fili di rame, organizzati in un’immensa rete. In qualche modo, l’età del Rame non è mai terminata.
A prima vista, Natura e Tecnologia non potrebbero sembrare più distanti e scollegate. La ricerca artistica di Krištof Kintera sfida questa prospettiva attraverso la creazione di una “nuova” natura, costruita a partire da una grande varietà di scarti (schede madri, cavi, auricolari, pneumatici, lampadine ecc.), con lo scopo di esplorare le sorprendenti analogie tra sistemi artificiali e biologici.
Le discariche delle nostre città diventano per lui i luoghi privilegiati in cui i rifiuti del mondo contemporaneo si fanno compost: grandi quantità di materiali accumulati e scomposti pronti a dare vita a qualcosa di nuovo. Anche ciò che potrebbe essere considerato “spazzatura” è al contrario una materia molto sofisticata, prodotta dal progresso della scienza e della tecnologia: riadattata e ristrutturata dalle mani dell’artista, che cerca di coglierne l’essenza profonda, rivela bellezza e significati inaspettati.
Il tema del “post-naturale” è sviluppato dall’artista con uno spirito ironico, agrodolce, nel quadro del complesso contesto sociale e politico del mondo contemporaneo. Rivista dopo l’Antropocene e l’Era dell’Informazione, la Natura può effettivamente apparire diversa, ma non necessariamente meno affascinante. Natura e Tecnologia non vanno più considerate come antagoniste, ma come profondamente intrecciate, due componenti essenziali dello stesso mondo.
Le serre ottocentesche dell’Orto botanico universitario più antico al mondo hanno fornito l’ispirazione per questa mostra site-specific: le “nuove” piante di Kintera richiamano da vicino le “vecchie” piante, componendo un ricco scenario in cui scienza e tecnologia sembrano integrarsi perfettamente in un luogo dove la memoria culturale collettiva e la permanenza di relazioni reali sono ancora vive. Questa forte connessione tra passato, presente e futuro, specie antiche e nuove, decomposizione e creazione, riecheggia la missione dell’Orto botanico, che è quella di proteggere, preservare, valorizzare e trasmettere consapevolezza alle generazioni future, attraverso le sue collezioni viventi e i documenti storici, di quanto sia importante per il nostro pianeta la conservazione della biodiversità vegetale.
Barbara Baldan, Prefetto dell’Orto botanico
L’opera di Krištof Kintera è sospesa tra passato e futuro. La prima impressione, percorrendo la sua esposizione alle serre dell’Orto botanico di Padova, è quella di trovarsi in una Wunderkammer rinascimentale, un gabinetto delle meraviglie che raccoglie esemplari botanici rari o bizzarri, organismi frutto di improbabili ibridazioni. E proprio come per le antiche Wunderkammer, anche qui domina l’artificio, solo che i mirabilia creati dalla sapiente tecnica di Kintera non sono costituiti di innesti botanici, animali o minerali, ma da materiali di scarto elettrici e elettronici.
Ci troviamo di fronte a una “botanica parallela” – per citare il lavoro di Leo Lionni – il cui spirito classificatorio ci pone di fronte a esemplari di Audiola humilis, Electra gracilis, Purpura notitia o ad una rara Samsunga vulgaris. Mediante le sue installazioni l’artista praghese mette in discussione alcune delle opposizioni che diamo per scontate, come quella tra naturale e artificiale. Infatti la natura di Kintera è immaginaria, ma plausibile, governata da una propria logica rigorosa: più di una volta è necessario guardare due volte le piante inorganiche per distinguerle da quelle coltivate nelle serre.
Nel suo lavoro vi è poi un aspetto visionario che rimanda al cinema, soprattutto a quello di Jan Švankmajer, padre del surrealismo ceco e della tecnica della stop-motion basata sulla creazione di pupazzi e di set in miniatura realizzati con materiali diversi, che ricordano le Wunderkammer di Kintera anche per l’aspetto costruttivo e manipolatorio, una delle chiavi del lavoro dell’artista ceco.
Talvolta i suoi organismi si dilatano fino a sembrare un paesaggio: così per l’esteso assemblaggio di schede madri, transistor, condensatori, diodi, resistenze, cavi..., che ad un primo sguardo superficiale parrebbe una futuribile città lillipuziana. Tuttavia, guardando con più attenzione, non sfugge la sua natura di organismo, un virus forse, capace di replicarsi e di estendersi. Una creatura che mette in discussione la dualità di organico ed inorganico: composta per gran parte di filamenti di rame mostra una anatomia fatta di escrescenze filamentose che si espandono in tutte le direzioni.
Una creatura elementare, più vicina ai funghi e ai virus che all’universo animale, del tutto assente nell’universo ricostruito all’Orto botanico. Forse si tratta di una nuova specie di pianta pioniera nata dagli scarti che l’uomo abbandona nell’ambiente, una di quelle piante che definiamo genericamente erbacce, che invadono i luoghi abbandonati delle città – vecchie costruzioni, fabbriche dismesse, cantieri incompiuti – e costituiscono quello che Gilles Clément chiama “Terzo paesaggio”. Una specie pioniera capace di colonizzare in un prossimo futuro il mondo post-industriale e preparare un salto nell’evoluzione. E forse proprio a questo si riferisce il titolo dell’esposizione: How nature works.
Emanuele Montibeller, Direttore artistico Arte Sella
Gli ambienti della mostra
Postnaturalia
La Silicon Valley come nessuno l’aveva mai vista. Questa enorme installazione è interamente realizzata a partire da scarti di materiale informatico come schede madri, circuiti, periferiche ecc. Uno strato archeologico dal futuro, una metropoli contemporanea in miniatura che sorge letteralmente su una discarica. I suoi confini sono indefiniti: come un essere vivente, sta ancora crescendo, cambiando, facendosi largo nel mondo esterno.
Un ronzio sommesso si leva dalla sua superficie: è il rumore dell’ora di punta? O è prodotto da nuove specie di insetti?
Laboratorio Postnaturale
L’affascinante Laboratorio Postnaturale, l’officina di Postnaturalia, è dove tutte le creazioni della “nuova natura” prendono vita. Ispirato alla tipica postazione di lavoro di un botanico, in cui vengono mostrati ed esaminati modellini, semi, piante ed erbari, nel Laboratorio Postnaturale vengono cresciute, classificate e coltivate nuove specie di piante. Il nodo centrale di questa ricerca artistica è indagare come funziona la Natura, pur nella consapevolezza che è quasi impossibile comprenderlo appieno. Le complesse strutture di schede elettroniche, circuiti, tastiere, resistenze, trasformatori e cavi, i vari strumenti, le miriadi di immagini, testi, appunti e schizzi appesi alle pareti, contribuiscono a plasmare un ambiente unico, che in parte ricrea il vero studio dell’artista a Praga.
All’interno del Laboratorio è utilizzato anche l’alto voltaggio elettrico per produrre disegni, grazie ad una speciale macchina chiamata Lichtenberg, dal nome del fisico tedesco Georg Christoph Lichtenberg che per primo studiò le figure che compaiono sulla superficie o all’interno di materiali isolanti a seguito di una scarica elettrica. Questi disegni sono incredibilmente simili al delicato sistema di radici e al reticolo di nervature delle piante. Un video nella stanza successiva mostra come funziona la macchina.... leggi il resto dell'articolo»
Alberi nervosi
Queste due strutture simili ad alberi rovesciati, con un globo terrestre al posto della testa, non sono pensate per essere scosse dal vento, ma dall’elettricità che corre al loro interno e li fa muovere per la stanza. Inquietanti e bellissimi al tempo stesso, ci inducono a pensare come mai perfino un albero possa essere nervoso al giorno d’oggi.
Piante scolpite ed Erbario
L’atmosfera intima e raccolta della serra più piccola è ideale per soffermarsi sui dettagli. Le sculture al centro della stanza rimandano continuamente a piante reali, con i loro lunghi steli, le loro strutture simili a cavolfiori o a spugne, le loro forme appuntite o arrotondate. Prestando attenzione, si riesce addirittura a percepirne l’odore.
Alle pareti ci sono alcune tavole di legno: si tratta dell’”Erbario Postnaturale”, costituito da numerosi esempi di nuove tipologie di piante dotate di nomenclatura binomia come Purpura Notitia, Complicatum Nexum, Samsunga Vulgaris ecc. Le collezioni naturalistiche dell’erbario dell’Orto botanico di Padova forniscono un confronto visivo immediato e suggestivo tra le illustrazioni storiche delle piante e queste nuove creazioni post-naturali.
Krištof Kintera (1973) è un artista ceco mixed media il cui lavoro, acclamato a livello internazionale, deriva dalla fusione di belle arti, performance e scenografia. Il suo modo - spesso caustico - di osservare, interagire ed esprimere una critica sociale permea il suo lavoro, in cui gli oggetti di uso comune sono abilmente modificati. Le sue creazioni in movimento sono note non solo per la loro eccellenza meccanica, ma anche per il loro potere visivo.
È il fondatore di Jednotka, un ensemble di teatro sperimentale, e l’autore del concept del festival annuale 4+4 dny v pohybu. Negli ultimi tre decenni ha esposto i suoi lavori in tutto il mondo, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti.
Mostra: Krištof Kintera. How nature works
Serre ottocentesche dell'Orto botanico dell'Università di Padova
Apertura: 09/10/2021
Conclusione: 20/03/2022
Organizzazione: Orto botanico dell'Università di Padova, in collaborazione con Arte Sella
Curatore: Emanuele Montibeller
Indirizzo: via Orto botanico, 15 - 35123 Padova
Prenotazioni: +39 049 8273939 (tutti i giorni 9-17)
Sito web per approfondire: http://www.ortobotanicopd.it/
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