
Questa mostra, come leggerete, come vedrete,
nasce per fatto personale ed è dedicata alla memoria di Italo Cremona.
Vittorio Sgarbi
L’ultima grande monografica dedicata a Mario Reviglione, a cura di Italo Cremona, è stata organizzata dalla Galleria Fogliato di Torino nel 1966, un anno dopo la sua morte. Da allora, complice l’isolamento in cui Reviglione stesso si era chiuso negli ultimi anni, la sua opera è caduta in un lungo oblio. La riscoperta in anni recenti si deve all’entusiasmo e all’intuito di alcuni appassionati, tra cui Vittorio Sgarbi, che hanno riportato all’attenzione della critica e del pubblico il nome di un pittore raffinato, il cui stile sfugge alle definizioni.
Vicino al simbolismo, anticipatore del gusto déco, Reviglione recupera la lezione dei maestri antichi e può essere ascritto al Realismo magico.
Due i generi prediletti: la pittura di paesaggio e il ritratto.
Se nel dipingere la natura Reviglione attinge maggiormente alle tendenze simboliste di matrice belga e francese, evidenti nelle vedute di laghi nelle suggestive ore dell’alba e del tramonto, è nei ritratti che l’artista si distingue per totale originalità. Si tratta di opere evocative, eleganti, anticipatrici e, secondo alcuni critici, sottilmente ironiche.
La mostra Mario Reviglione. L’amorosa inquietudine allestita al Mart di Rovereto restituisce la doverosa centralità a uno degli artisti più interessanti e meno conosciuti del secolo scorso. L’esposizione si sviluppa lungo un percorso cronologico che raccoglie tutte le 60 opere oggi note alla critica, a cui si aggiungono preziosi materiali di archivio. Per la prima volta dopo il 1966, il percorso di Reviglione viene presentato nella sua completezza.
I dipinti provengono principalmente da collezioni private, fatta eccezione per alcuni prestiti pubblici tra cui spiccano le tre opere del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica e le tre opere della GAM di Torino. Si tratta di opere entrate a far parte dei patrimoni pubblici tra gli anni Dieci e Quaranta, periodo in cui Reviglione muove i primi passi nella Torino di inizio secolo.
Di temperamento schivo, l’artista prende rapidamente le distanze dai linguaggi accademici, che considera superati, ed entra in contatto con gli ambienti modernisti che orbitano intorno alla figura di Leonardo Bistolfi. Vicino al simbolismo, di cui raccoglie le atmosfere sospese e fantastiche, definisce un proprio linguaggio artistico originale, distante dalle mode e sostenuto da numerosi critici.
Ottiene riconoscimenti e premi, partecipa a diverse edizioni della Biennale di Venezia, e all’Esposizione Internazionale d’Arte della Secessione di Roma, nel 1913.
Dopo il primo conflitto mondiale, lo sguardo controcorrente, il carattere riservato e il lutto per la perdita della moglie Giuseppina Morganti, portano Reviglione a ritirarsi a vita privata e a condurre un’esistenza via via più appartata.
Testo di sala
La mostra intende affrontare, per la prima volta, il percorso di uno degli artisti più interessanti del Novecento, ora quasi dimenticato. Mario Reviglione (Torino, 1883-1965) fu ammirato dai suoi contemporanei e gli fu riconosciuto un ruolo decisivo nella formazione di un cenacolo di giovani artisti nella Torino del primo Novecento. Essi si opponevano alla cultura accademica e guardavano con ammirazione al Simbolismo internazionale e alla scultura di Leonardo Bistolfi, tra i primi a introdurre nel capoluogo piemontese l’arte simbolista.
Reviglione si forma all’Accademia Albertina ma non completa gli studi a causa della sua insofferenza nei confronti dell’insegnamento di stampo ottocentesco, preferendo frequentare lo studio di Felice Carena. Nel 1907 espone alla Biennale di Venezia un ritratto della futura moglie Giuseppina Morganti, sua musa e modella prediletta, intitolato Egloga autunnale. In questo dipinto si riconosce un gusto neo-quattrocentesco che anticipa l’epoca del “ritorno all’ordine”, la riscoperta dei Maestri dell’arte italiana da parte di numerosi artisti dopo la Grande Guerra. Il titolo scelto da Reviglione per quest’opera testimonia il suo interesse per la letteratura e la musica, analogamente a Stabat Mater (1927), un grande ritratto a figura intera dell’anziana madre. Ma sono soprattutto i suoi paesaggi, con particolare riguardo a quelli realizzati sul Lago d’Orta nelle prime o nelle ultime ore del giorno, a evocare una struggente sinestesia grazie all’uso di parole come Preludio, Notturno, Intermezzo. Il lago dei poeti (1912-1914) rimanda ai poeti crepuscolari Gozzano e Ragazzoni, che condividono con l’artista lo stesso ambiente culturale. In tale contesto spicca la poetessa Amalia Guglielminetti, icona di una femminilità moderna e fatale, dall’eleganza androgina che prefigura quella di certe dive del cinema. Reviglione la ritrae nel 1911-1912 in una posa ieratica, il volto girato per rivolgere all’osservatore uno sguardo dalla fissità magnetica, il corpo sinuoso fasciato da una raffinata creazione sartoriale.
Mostra: Mario Reviglione. L’amorosa inquietudine
Rovereto (TN)
Apertura: 16/07/2023
Conclusione: 05/11/2023
Organizzazione: MART
Curatore: Beatrice Avanzi e Adriano Olivieri
Indirizzo: Corso Bettini, 43 - 433806 Rovereto (TN)
Contatti:
T. 800 397760
T.+39 0464 438887
info@mart.trento.it
Orari:
mart-dom 10.00-18.00
ven 10.00-21.00
lunedì chiuso
Tariffe:
Intero 15 Euro
Ridotto 10 Euro
Gratuito fino ai 14 anni e persone con disabilità
Il Mart ringrazia
Provincia autonoma di Trento
Comune di Trento
Comune di Rovereto
Il Mart è sostenuto da
Altemasi di Cavit, Partner istituzionale del Museo
Casse Rurali Trentine
In collaborazione con
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Sito web per approfondire: https://www.mart.tn.it/
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